Cavallerizzo, indagini sulla ricostruzione Nei lavori voluti dalla Protezione civile coinvolto il gruppo di Diego Anemone. L’esposto spedito in Procura

Post date: Feb 13, 2012 3:35:41 PM

Arcangelo Badolati

CAVALLERIZZO

Un paesaggio spettrale. Con il vento gelido dell’inverno che sferza strade deserte e piazze abbandonate, case ferite e palazzi vuoti. Ovunque tracce di vite passate, di speranze e di sogni. Dal 1470, per generazioni, questo era stato il paese della fiera gente albanese. Poi, un borbottio un po’ più forte della terra ne ha cambiato il corso e la storia. Il sette marzo del 2005 Cavallerizzo è diventata il luogo dei ricordi e delle malinconie. Una frana, quella notte, inghiottì infatti una parte dell’abitato e il sindaco fu costretto a ordinarne lo sgombero. Da sette anni sulla frazione di Cerzeto vige lo stato di emergenza per effetto di una ordinanza, più volte reiterata, che scadrà il prossimo 29 febbraio. Ad un chilometro di distanza è stata costruita la cosiddetta “New town”. Il cacofonico inglesismo descrive la parte nuova del paese, frutto dell’operatività ma pure del discusso dinamismo della Protezione civile, guidata da Guido Bertolaso. La gente avrebbe però preferito rimanere dov’era nata e vissuta, piuttosto che ritrovarsi trasferita in un villaggio moderno e quasi lunare. Avrebbe preferito che tutto il denaro investito per fare nuove abitazioni fosse invece impiegato per rimettere in piedi gli immobili danneggiati e mettere in sicurezza il vecchio borgo. Nessuno, tuttavia, ha voluto ascoltare. I soldi per la ristrutturazione sarebbero stati previsti solo in favore d

ella porzione d’un vecchio palazzo patrizio, sottoposto a vincolo storico-monumentale solo due anni dopo il rovinoso smottamento, e riconducibile all’attuale vicesegretario generale della Camera. Gli altri plessi non“vincolati”non hanno ottenuto finanziamenti ed ai legittimi proprietari non è rimasto altro da fare che cambiare residenza. Sono stati tutti destinati a far da popolo nella ricostruita Cavallerizzo. Come comparse in un film che non avrebbero mai voluto vedere. Non tutti, però, hanno accettato supini le decisioni del Governo e della Protezione civile. Un’associazione di cittadini -denominata “Cavallerizzo vive” –ha impugnato davanti al Tar del Lazio il verbale con cui era stata decisa dalla Conferenza dei servizi, il 31 luglio del 2007, l’approvazione del progetto definitivo della “New town”. Ed ha ottenuto dai giudici amministrativi l’annullamento del documento. Le parti governative interessate hanno poi fatto ricorso al Consiglio di Stato che si pronuncerà nel merito martedì prossimo. Ma non è finita. L’associazione di cittadini ha pure presentato nell’agosto scorso un esposto alla Procura di Cosenza, diretta da Dario Granieri. La ragione? Verificare se il processo di delocalizzazione sia stato compiuto nel pieno rispetto di tutte le leggi vigenti e valutare per quale motivo, i due milioni e mezzo di euro previsti per rimettere in piedi la strada provinciale che passava per Cavallerizzo, siano stati invece impiegati per i lavori di ricostruzione. L’inchiesta aperta dalla magistratura inquirente è coperta da un rigido segreto istruttorio. Sene occupa il pm Antonio Cestone. Considerata l’attenzione riservata alla vicenda dalle massime autorità governative nazionali e locali è difficile pensare a profili di illiceità penale. La società che ha ricevuto in appalto i lavori di ricostruzione è un’associazione temporanea d’imprese, denominata Scarl, con capogruppo un’azienda di Catanzaro, ma che coinvolge pure il “Consorzio Stabile Centro Italia S.c.p.a.” riconducibile a quel Diego Anemone coinvolto nell’inchiesta della Procura di Perugia sulla cosiddetta “cricca”impegnata negli interventi disposti nel nostro Paese dalla Protezione civile in varie occasioni. Del “Consorzio” fanno infatti parte: L’Impresa Lungarini spa, di Paolo Lungarini (Gruppo Anemone); la Redim 2002 srl, di Vanessa Pascucci (moglie di Diego Anemone); Nuove Infrastrutture srl, di Francesco Lungarini (Gruppo Anemone). Non solo: a Cerzeto hanno agito, come progettisti, gli architetti Alfonso Femia, Gianluca Peluffo e Annalaura Spalla. Si tratta di tecnici che si sono occupati del famigerato G8 della Maddalena, dei Mondiali di nuoto a Roma nel 2009, della ricostruzione di San Giuliano di Puglia e della realizzazione dell’aeroporto di Perugia. Ma il paradosso di tutta questa vicenda, al di là dei profili di responsabilità penale, è chela frana del marzo 2005 colpì solo il 15 per cento dell’antico borgo costituito solo da case più moderne (estensione della frazione), mentre il centro storico rimase largamente integro com’era da secoli. Lassù ci sono 240 case assolutamente mai interessate dal movimento franoso. Nel luglio del 2009, il Ministero dei Beni Culturali pose un veto al divieto di demolizione dei manufatti esistenti. Quasi fosse un implicito invito al recupero del borgo fondato dagli arberesche fuggiti, quattro secoli fa, dall’Albania per scampare alla furia degli ottomani.

Gazzetta del Sud Venerdì 10 Febbraio 2012, pagina 25